
Anche nell’Odissea, Omero racconta che Ulisse costruisce il suo letto nuziale scavando il tronco di un olivo. È un’immagine potente, che parla di fedeltà e radici, letteralmente.
Nei testi latini, l’olio d’oliva è segno di civiltà. Scrive Lucrezio:
“E l’olio filtrato, dono degli olivi alati, dolce luce del desco e della fiamma.”
L’ulivo nella poesia: un albero che non passa mai di moda
Nel Rinascimento, l’ulivo entra nei versi di chi canta la bellezza sobria del paesaggio agricolo. Poliziano, ad esempio, lo descrive così:
“…e l’olivo che ride di fronde argentee sotto il sol di Toscana.”
Con l’Ottocento e il Novecento, il tono cambia. L’ulivo diventa memoria e identità. Pavese, ne La luna e i falò, scrive:
“Gli ulivi laggiù non cambiano mai. Stanno sempre uguali. Li trovi dove li hai lasciati.”
E Montale, in una poesia intensa e scarna, parla di un ulivo “antico e solitario”, che sembra fuori dal tempo, quasi una presenza che osserva.
Le voci di oggi: ulivi che resistono
Anche nella letteratura contemporanea l’ulivo è presente, spesso nei romanzi ambientati nel Sud Italia o in Sardegna.
Erri De Luca, per esempio, scrive:
“L’ulivo ha una scorza che sa aspettare. L’ulivo non si arrende alle stagioni: si piega, ma resta.”
Oppure Milena Agus, che nei suoi racconti descrive l’olio come gesto d’affetto e ricordo di famiglia, passato di mano in mano.
Tra parole e natura
L’olio extravergine di oliva, nella letteratura come nella vita, è molto più di un alimento: è luce, è storia, è rito. È il filo invisibile che unisce terra, tempo e cultura.
Ci piace pensare che anche il nostro lavoro, ogni volta che imbottigliamo un olio, racconti una piccola storia. Una storia fatta di rispetto, cura e attesa. Come quelle che si leggono – e si rileggono – con piacere.