Degustazione dell’Extravergine, l’ABC

Come riconoscere un buon olio extravergine d’oliva in pochi semplici passi

Degustare un olio extravergine d’oliva non è solo un’esperienza sensoriale: è anche un modo per conoscerne la qualità, capirne l’origine e apprezzarne le caratteristiche. Non serve essere assaggiatori professionisti per iniziare: bastano curiosità, attenzione e qualche semplice regola.

In questo articolo ti guidiamo nell’ABC della degustazione dell’olio extravergine, dalla scelta del bicchierino all’analisi del profumo e del gusto.

 

 

 

1. L’olio si osserva… ma non troppo!

Anche se il colore dell’olio può incuriosire, non è un parametro di qualità

Degustazione dell’Extravergine, l’ABC
Gli assaggiatori professionisti usano bicchierini scuri proprio per evitare condizionamenti visivi. Un olio verde intenso può sembrare più “fresco”, ma non è detto che lo sia. Concentrati piuttosto su ciò che sentirai: olfatto e gusto sono i veri protagonisti.

 

 

2. Il profumo del fruttato

Il primo passo dell’analisi sensoriale è l’esame olfattivo. Versa un piccolo quantitativo di olio in un bicchierino, coprilo con una mano e scaldalo leggermente con l’altra, tenendolo in palmo per qualche secondo. Poi scopri il bicchiere e annusa.

Cosa senti? Erba tagliata, pomodoro verde, mandorla, carciofo? Queste sensazioni positive sono il fruttato, che può essere:

  • Leggero

  • Medio

  • Intenso

Il fruttato varia a seconda della cultivar (cioè la varietà di oliva) e del grado di maturazione al momento della raccolta. In Italia esistono più di 400 cultivar, e ognuna ha un carattere unico.

 

3. Il gusto: amaro e piccante non sono difetti

Assaggia l’olio con un piccolo sorso, distribuendolo in bocca e aspirando un po’ d’aria tra i denti (tecnica detta strippaggio). Questo serve a nebulizzare l’olio e a percepire meglio le sensazioni.

Due note fondamentali che possono emergere sono:

  • Amaro, indice di polifenoli e olive verdi

  • Piccante, legato alla freschezza e ai composti benefici

Entrambi sono segni di qualità, e non difetti. L’importante è che siano in equilibrio con il resto del profilo aromatico.

Possibili sentori positivi:

  • Erba appena tagliata
  • Foglia di pomodoro
  • Mandorla
  • Oliva verde
  • Carciofo
  • Pomodoro
  • Agrumi o mela verde

 

4. Riconoscere i difetti

Quando un olio ha problemi, lo si avverte subito. Tra i difetti più comuni:

  • Rancido: tipico degli oli ossidati o vecchi

  • Avvinato: ricorda l’aceto o il vino andato a male

  • Morchia: sentore di feccia o deposito

  • Metallico: percepibile se l’olio è stato a contatto con superfici inadatte

Imparare a riconoscere questi difetti è il primo passo per evitare oli scadenti e valorizzare l’extravergine di qualità.

 

5. L’olio che ti piace (e con cosa abbinarlo)

Una volta capiti i parametri principali, si può passare al gusto personale e agli abbinamenti in cucina. Un olio dal fruttato delicato può essere perfetto su una vellutata o un pesce bianco; uno più intenso, amaro e piccante, può esaltare una bruschetta, un pinzimonio o una carne alla brace.

Il bello dell’olio extravergine è che non esiste un solo profilo ideale, ma tante possibilità da scoprire.